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ANSAcom - In collaborazione con Teva
I benefici dall'uso di anticorpi monoclonali anti CGRP su pazienti affetti da emicrania sono stati al centro dell’evento “Take a journey into migraine”, organizzato a Bologna il 29 febbraio e il 1 marzo. Gli ultimi dati degli studi “real life” sugli anticorpi monoclonali anti Cgrp, ossia studi basati su dati di pratica clinica relativi a pazienti che in tutto il mondo assumono queste terapie, mostrano come gli anti Cgrp siano farmaci efficaci e sicuri nel trattamento preventivo dell’emicrania. Negli studi presentati, l’anticorpo utilizzato in profilassi veniva somministrato come iniezione sottocutanea, mensile o talvolta trimestrale, a pazienti che soffrivano di 4 o più giorni di emicrania al mese, determinando una riduzione sensibile del numero di giorni mensili con emicrania. A livello italiano non tutti i pazienti, però, possono accedere a questo trattamento in regime di rimborsabilità da parte del sistema sanitario, ma solo i pazienti che hanno avuto almeno tre precedenti fallimenti terapeutici e hanno almeno 8 giorni di cefalea al mese.
Nel corso dell’evento sono stati presentati, tra gli altri, lo studio “real life” europeo Pearl, osservazionale, che ha visto coinvolti 30 centri italiani ed i cui risultati hanno dimostrato l’efficacia del trattamento con anticorpo monoclonale nella pratica clinica, e lo studio Unite, condotto in pazienti con diagnosi di emicrania e depressione maggiore, in cui si è mostrato come l’uso dell’anticorpo monoclonale fremanezumab non solo riduca il numero di giorni mensili di emicrania, ma determini riduzioni significative dei sintomi della depressione e significativi miglioramenti clinici nei punteggi di disabilità dei pazienti coinvolti nello studio. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, di emicrania soffre il 14% della popolazione mondiale. Questa patologia costituisce la seconda causa di disabilità nel mondo e la prima tra le giovani donne. Spesso l’emicrania si manifesta durante la pubertà e raggiunge il massimo nella quarta e quinta decade di vita. I sintomi tendono a migliorare in gravidanza, per poi riaffiorare dopo il parto e l’allattamento. L’emicrania può persistere anche durante la menopausa e ha implicazioni negative sulla qualità della vita, che investono l’ambito familiare, lavorativo e relazionale.
ANSAcom - In collaborazione con Teva
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